Battista Ghezzi, salesiano

Dalle pagine di una pubblicazione del Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana di Torino emerge la testimonianza di un nostro concittadino, l’albiatese Battista Ghezzi, conosciuto da parenti e amici con il diminutivo di “Tino”.

Battista, nato a Albiate nel 1925 da Nova Adele e Ghezzi Eugenio, fratello di Gianfanco e figlio di Eugenio, a 17 anni entrò nell’ordine dei Salesiani (fondato nel 1974 da san Giovanni Bosco) diventando coadiutore. Si trasferì da Albiate a Torino per servire l’ordine nella chiesa madre, quella di Santa Maria Ausiliatrice.

Battista Ghezzi, detto Tino

I coadiutori salesiani

Il Coadiutore Salesiano è un religioso a tutti gli effetti, come i Sacerdoti o Chierici: vive la vita comunitaria, condivide preghiera e mensa, professa gli stessi voti di povertà, castità e obbedienza, ma mantiene il suo stato di “laico”.

Don Bosco era molto orgoglioso di aver dato una fisionomia altamente professionale e profondamente religiosa a uomini che pur condividendo tutti i suoi ideali educativi non avevano la vocazione allo stato clericale.

san Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani (1815-1888)

Non sorprende, quindi, trovare citato Battista in una pubblicazione del Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana, che ricostruisce la creazione del Museo Mariano.

Nel catalogo del Museo, alla voce “Ricordi del Beato Filippo Rinaldi”, che elenca gli oggetti lasciati dal rettore dei Salesiani, troviamo una Statuina del Sacro Cuore di Gesù alta 40 cm circa, in gesso.

La statua apparteneva al Beato Filippo Rinaldi, che la teneva con grande venerazione nella propria camera. Venne consegnata al museo proprio dal nostro concittadino Battista.

Il compilatore del catalogo riporta che “Il Salesiano coadiutore Ghezzi Battista, nel consegnarla, così ha dichiarato: «Questa statuetta del Sacro Cuore di Gesù apparteneva a Don Filippo Rinaldi. Era nella camera del servo di Dio, anche nel giorno della sua morte, sopra il tavolino. Il Rettor Maggiore Don Luigi Ricceri la tenne sempre nella sua camera.

Quando egli partì per Roma, la statuetta rimase ancora nella camera di Don Ricceri, e la ereditò e custodì Don Giuseppe Giliberti, Direttore. È stata poi ritirata dal confratello Ghezzi Battista.

La statua era molto scolorita. Ora, restaurata, viene consegnata al Centro di Documentazione.

In fede di quanto qui dichiarato,

firmato Ghezzi Battista. Torino, 14 gennaio 1989».

Don Giuseppe Giliberti, Direttore della Casa Madre dei Salesiani di Valdocco e parroco 1969-1974 presso la parrocchia “San Domenico Savio” di Torino.

Luigi Ricceri fu il sesto successore di Don Giovanni Bosco, Rettor Maggiore dei Salesiani dal 1965 al 1977. Sotto il suo rettorato Don Ricceri trasferì a Roma la Direzione Generale della Società Salesiana, inserendola maggiormente nel cuore geografico organizzativo e spirituale della Chiesa, riorganizzò l’Università Pontificia Salesiana, diede vigoroso impulso alla famiglia salesiana.

Filippo Rinaldi (Lu, 28 maggio 1856 – Torino, 5 dicembre 1931) è stato un presbitero italiano. Religioso della Società Salesiana di San Giovanni Bosco dal 1867, fu il terzo successore di don Bosco nella carica di Rettore Maggiore dei Salesiani (dal 1922 alla morte): è stato beatificato il 29 aprile del 1990 da Papa Giovanni Paolo II. l suo corpo è conservato a Torino, nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice, casa madre della congregazione di don Bosco. Il suo elogio si legge nel Martirologio Romano al 5 dicembre.


Tino Ghezzi rimase in servizio attivo presso la casa madre salesiana a Torino fino alla morte, avvenuta il 27 marzo del 1997. Tutta la comunità salesiana torinese partecipò commossa ai funerali, tenutisi nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice. I suoi confratelli scrissero:

“Il nostro confratello salesiano ha concluso i suoi giorni nella pace del Signore. Rimangono il ricordo e l’esempio della sua vita. Buono e cordiale con tutti, religioso fedele e zelante, ha vissuto con entusiasmo la sua vocazione nella Congregazione Salesiana.

L’Ausiliatrice, che ha servito con amore filiale per tanti anni nel Santuario di Torino, lo accolga e conduca a Gesù, per celebrare la Pasqua eterna”.

Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, Torino – davanti alla chiesa è visibile la statua di san Giovanni Bosco

1990 – 2020: 30 Anni del Corpo Musicale Santa Cecilia di Albiate

In occasione del trentennale della nostra amata banda, Le dedichiamo un contributo video della famiglia Galimberti e un articolo di Samuele.


Riprese di: Galimberti Valerio
Tratto da: Archivio Mediatico Fam. Galimberti


Una banda sempre giovane!

Trent’anni rappresentano un traguardo importante , un’età in cui ci si guarda indietro e si può già tirare un primo bilancio di ciò che è stato, ma poi non si può fare altro che proiettarsi in avanti ed accorgersi che c’è ancora tutto da scrivere. Così vuole essere anche per il compleanno della nostra Banda, il Corpo Musicale Santa Cecilia di Albiate , che in questo anomalo 2020 spegne le sue prime trenta candeline. E’ una banda giovanissima! E, prima di iniziare a pensare al brillante futuro che l’attende, riavvolgiamo velocemente il nastro ed assaporiamo insieme ricordi, attimi ed aneddoti di questi trent’anni di vita.

1990: la nostra nuova banda Albiatese (la precedente si era sciolta nel 1956) vede per la prima volta la luce, grazie ad una lungimirante idea dell’Amministrazione Comunale. Sulle ali dell’entusiasmo, un gruppo di baldi giovani albiatesi, affiancati da adulti già musicalmente vaccinati e in parte provenienti dalla precedente esperienza bandistica, dà vita alla prima formazione musicale che esordisce in paese in occasione della Celebrazione del Corpus Domini .

Il nostro primo Maestro, Felice Vitarelli. Un maestro di vita prima ancora che di musica. E’ lui ad avere in mano le chiavi musicali ed artistiche della prima banda, è lui a crescere i ragazzi, infondendo loro il valore di appartenenza ad uno stesso gruppo, dove ogni azione del singolo appartiene a tutti. Il Maestro Vitarelli, che ha sempre un sorriso per tutti, ma è allo stesso tempo fermo e rigoroso, che sa insegnare qualsiasi strumento musicale, dai fiati alle percussioni, e che se ti chiede quale sia la capitale d’Italia, lui, foggiano doc, non vuole sentire altra risposta se non: “Foggia!”. Pena altri cinque mesi di solfeggio senza strumento. Grazie Maestro Vitarelli per tutto quello che ci hai trasmesso e donato!

Un gruppo che poi, una volta plasmato, è stato modellato e musicalmente trasformato ed elevato grazie al nostro Maestro attuale, Matteo Riboldi, già trombettista della primissima formazione bandistica. Matteo assume le redini artistiche della nostra banda nel 1999, arricchendo progressivamente i musicanti nel rapporto con i propri strumenti, nel repertorio e nella padronanza di molteplici generi musicali.

Piano piano, a partire da quel lontano 1990, la banda è entrata a far parte in pianta stabile della vita del paese animando le manifestazioni civili e le funzioni liturgiche. Ormai i molteplici concerti e le esibizioni in Albiate, ma anche in trasferta, non si contano più, ma mi piace ricordarne alcune, perché tappe particolarmente prestigiose o significative per la nostra associazione.

La trasferta nell’Alto Malcantone in Svizzera, il gemellaggio con la Banda della Repubblica Ceca, e la trasferta a Praga nel 2007 , in occasione dell’ottava edizione europea della maratona delle bande musicali, organizzata dall’associazione Music & Friends . In quell’occasione suonammo nella magica Piazza dell’Orologio e sfilammo per le vie della città vecchia, accompagnati da due ali di folla festanti.

Come dimenticare poi tutti i concerti Natalizi tenuti dapprima nel teatro “La Cittadella” e poi, a partire dal 2010, nella Chiesa Parrocchiale San Giovanni Evangelista in​collaborazione con la Schola Cantorum della Parrocchia , spaziando da brani religiosi a composizioni di Mozart, Verdi, Wagner, Handel etc. Chi si ricorda poi i concerti bandistici tenuti nel palazzetto dell’Oratorio Paolo VI a Capodanno e poi spostati al giorno dell’Epifania? In quelle occasioni il palazzetto dell’oratorio si trasformava a festa ed era gremito in ogni ordine di posti! Per continuare ancora con i concerti primaverili, tenuti nella splendida cornice del Parco Villa Campello, dapprima in occasione della Festa della Mamma e poi della Festa della Repubblica , avvalorati negli ultimi anni da collaborazioni con cori giovanili della Brianza e da un repertorio, che ormai spazia dalle musiche tradizionali per banda a brani di musica leggera, da colonne sonore dei più famosi film a sigle dei cartoni animati.

Attualmente il Corpo Musicale Santa Cecilia ha in archivio più di 400 brani ed è però composto da soli 20 elementi: siamo in pochi, abbiamo bisogno di rinforzi!

Arrivati a questa importante tappa dei 30 anni di vita è più che doveroso, infine, rivolgere alcuni ringraziamenti : oltre ai già citati Maestri, un grazie enorme va ai nostri Presidenti (Dino Longoni a partire dalla fondazione, e, a seguire, l’attuale Presidente Ermanno Gatti), ai nostri instancabili segretari (la compianta Daniela Baroni e, in seguito, Gianfranco Fumagalli), alle colonne portanti che ancora oggi sono esempio di impegno e dedizione alla causa (Carlo Colombo e Sandro Colombo), al nostro Presentatore ufficiale, nonché consigliere (Pierangelo Tentorio); un grazie ed un ricordo particolare anche a tutti i musicanti che purtroppo ci hanno lasciato.

Arrivati a questa importante tappa dei 30 anni di vita è più che doveroso, infine, rivolgere alcuni ringraziamenti : oltre ai già citati Maestri, un grazie enorme va ai nostri Presidenti (Dino Longoni a partire dalla fondazione, e, a seguire, l’attuale Presidente Ermanno Gatti), ai nostri instancabili segretari (la compianta Daniela Baroni e, in seguito, Gianfranco Fumagalli), alle colonne portanti che ancora oggi sono esempio di impegno e dedizione alla causa (Carlo Colombo e Sandro Colombo), al nostro Presentatore ufficiale, nonché consigliere (Pierangelo Tentorio); un grazie ed un ricordo particolare anche a tutti i musicanti che purtroppo ci hanno lasciato.

Dopo questo sguardo al passato, siamo quindi pronti a rimboccarci le maniche per arrivare al 40esimo anniversario con una banda sempre più presente, solida e numerosa in termini di elementi e, ci auguriamo, anche con un ulteriore bagaglio di esibizioni e concerti da ricordare nei prossimi articoli!

Samuele


Storie, contributi, informazioni e immagini tratti dalla pubblicazione per il ventennale della Banda (2010)

In ricordo di Paolo Vergani

In questi giorni è venuto a mancare il Dott. Paolo Vergani, già Sindaco di Albiate. Vogliamo ricordare Lui e le sue opere attraverso alcuni articoli de Il Cittadino e alcune pagine di libri di storia locale.

Di seguito una serie di immagini gentilmente forniteci dalla figlia Cristina.

Stringiamo Cristina, Carlo, Eraldo e la loro mamma in un abbraccio e porgiamo loro le nostre condoglianze.

PREMIO SAN VALERIO, Anno 2018

Prima che il mese di novembre giunga al termine, pare utile fornire un ragguaglio sul  Premio San Valerio, edizione 2018.

La cerimonia si è svolta in Municipio il giorno 16, annuale ricorrenza liturgica di questo Martire del quale in Albiate si trova il corpo, già nelle Catacombe, qui collocato dall’ Arcivevesco Carlo Francesco Airoldi nella cappella di famiglia risalente al 1668.

Quest’anno la Giuria ha scelto di premiare la maestra Eugenia Ghezzi che ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento con serietà e professionalità, poi impegnandosi tenacemente nel volontariato. La sala consiliare era gremita: albiatesi, sovicesi e triuggesi si sono ritrovati rinnovando a lei stima e riconoscenza per l’attività che continua a svolgere nell’Aido intercomunale, nell’Associazione locale dei Volontari, in “Salute Donna” e nei corsi scolastici integrativi rivolti anche alle persone straniere.

Il Sindaco Diego Confalonieri, che di Eugenia Ghezzi è stato alunno, si è fatto interprete dei sentimenti dei cittadini, tra i quali i coetanei della classe 1963 presenti in buon numero a tale incontro. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del Vicario don Renato Aldeghi che, nel giorno di San Valerio,  ha invitato a dare gloria a Dio mirabile nei suoi Santi. E nei loro interventi i Consiglieri Cinzia Bordon e Alberto De Mori hanno evidenziato l’importante incidenza della scuola e del volontariato in ambito comunitario.

Da parte sua l’insegnante Ghezzi ha messo in risalto il prezioso apporto di tutti coloro che sono attivi nelle diverse iniziative in cantiere e ha precisato di dedicare il Premio ricevuto ai suoi Famigliari. Inoltre chi scrive, chiamato a prendere la parola, ha ricordato l’amicizia con Eugenia risalente fin dagli Anni Cinquanta del Novecento, epoca rilevante per i cambiamenti sociali ed ecclesiali che si sono succeduti su scala albiatese e internazionale. Altresì ha fatto presente che il 16 novembre 1668, quindi 350 anni or sono, l’Arcivescovo Carlo Francesco Airoldi prendeva possesso, in qualità di Nunzio, della sede apostolica di Bruxelles. E per questo motivo la festa di San Valerio viene a cadere ogni anno proprio in tale giorno.

Franco Perego

Milano, 25 novembre 2018


Altre risorse sul premio San Valerio

Albo d’oro del Premio San Valerio: 

Notizie tratte da “G. SALA, Albiate dal Dopoguerra all’inizio del nuovo Millennio”, a cura di A. Zelioli, Pessano (MI), 2003 [fuori commercio]

Informazioni dal sito www.villasanvalerio.it    

Eugenio Ghezzi, reduce della Grande Guerra

Nel centenario della fine della Grande Guerra ricordiamo un albiatese che sopravvisse al tremendo conflitto in cui 70 nostri concittadini perirono o risultarono dispersi.

Eugenio Ghezzi, figlio di Francesco, originario di Rovagnate si trasferì a Albiate dove visse fino alla morte nel 1947.
Sposò Nova Adele, dalla quale ebbe cinque figli, e nel 1915 venne chiamato alle armi nella Prima Armata.
Questa armata era una grande unità del Regio Esercito Italiano, che operò nella prima e poi nella seconda guerra mondiale. Allo scoppio della 1ª guerra mondiale venne posta al comando del Tenente Generale Roberto Brusati e aveva alle sue dipendenze il III Corpo d’armata di Milano e il V Corpo d’armata di Verona.

Il 28 giugno 1921 Eugenio ricevette la Medaglia istituita a ricordo della Grande Guerra.
Il diploma rilasciato con la medaglia porta la firma di Giulio Rodinò, Ministro della guerra nel secondo gabinetto Nitti (1920) e nel quinto governo Giolitti (1921); in seguito fu Ministro di grazia e giustizia nel Governo Bonomi I (1921-22).

“La Prima Armata al soldato Ghezzi Eugenio della direzione sanità del X Corpo di Armata questa medaglia a ricordo dei sacrifici compiuti e della gloria acquistata offre riconoscente.
Trentino 24 maggio 1915 – 4 novembre 1918”

Il diploma elenca le battaglie a cui la Prima Armata prese parte:
1915: Monte Altissimo, Ala, Col Santo, Borgo Fiera di Primiero,
1916: Zugna, Passo Buole, Pasubio, Monte Lemerle, Magnaboschi, Zovetto
1917-1918: Melette, V. Frenzela, M. Valbella, C. Del Rosso
3 novembre 1918: Trento

Reduce della Grande Guerra dove si era contraddistinto per valore e coraggio ottenendo queste onorificenze, nell’aprile del 1931 Eugenio Ghezzi acquistò un terreno situato in via Viganò angolo viale delle Rimembranze e vi costruì la casa in cui avrebbe vissuto insieme alla moglie. L’anno successivo aprì una trattoria, cui pochi anni dopo venne aggiunta una posteria. Il nome era “Ost Neuf”.
Questa attività, trasformatasi da trattoria a bar edicola, è ancora oggi presente a Albiate.
Ma questa è un’altra storia…che lasciamo a un altro giorno.

Luoghi e storie di Albiate

Mappa Albiate
Mappa Albiate

Una carrellata di luoghi ormai trasformati e di storie da tramandare ai giovani albiatesi….

Articoli a cura:

  • di Laura Canzi (tratti da Ul Lanternin, anno X – rubrica “Angoli di Albiate”)
  • di Gianmaria Corbetta,  Fernando Colombo, Ines Mantegazza, Sandro Villa (tratti da da Ul Lanternin, Anno I e Anno II – rubrica “Storie Nostre”),
  • di Filippo Viganò (tratti da Numero Unico “Sagra di San Fermo 1996”)
  • http://brianzacentrale.blogspot.it

Immagini tratte da:

 

Se volete potete aggiungere anche voi  nei commenti o sul gruppo Facebook “Sei di Albiate se…” qualche contributo.  

Sarà bello rinnovare insieme la memoria del nostro paese con foto, filmati, storie… saranno semi di tante idee e progetti …    

Un’albiatese illustre

Può aver incuriosito gli albiatesi leggere l’annuncio della scomparsa di Giuseppina Ferrario, riportante la carica di “Cavaliere Ufficiale al Merito della Republica Italiana”.
Chi era questa cittadina illustre e come è arrivata a ottenere questa importante onoreficenza?

Giuseppina Ferrario, che viveva a Dundee in Scozia, è mancata mercoledì 31 gennaio.
I funerali sono stati celebrati nella cattedrale di Dundee venerdì 16 febbraio, e nello stesso giorno una messa in suo ricordo è stata celebrata nella chiesa san Giovanni Evangelista di Albiate.
Giuseppina Ferrario, nata a Monza e vissuta per anni in via Gorizia a Albiate, per motivi di lavoro si era trasferita con il marito Pierantonio Carena e la famiglia prima in Irlanda e successivamente in Scozia.
Con i figli è tornata in varie occasioni a salutare i parenti rimasti in Italia, in particolare il fratello Luigi, sua mamma Maria, e il papà Amedeo.
La cara Giuseppina ha lasciato quattro figli: Amedeo che ha sposato Pauline e ha due figli: Innocente e Claudia, Mario che ha sposato Wendy, Pierluigi, e la figlia Maria Pia che ha sposato Ian.

Durante la sua permanenza in Scozia è stata Agente Consolare Onorario dal 1976 fino al 1993 per l’Italia.
Proprio per la sua importante attività a supporto della Comunità Italiana in Scozia ed Irlanda del Nord durante il suo lungo mandato consolare, nel 1994 le è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale al Merito della Republica Italiana.
Durante questo periodo, e anche dopo che si è ritirata dal ruolo onorario di Agente, ha fatto parte come membro e presidente di vari Comitati Italiani in Scozia.
Nel 2011, dopo che si era ritirata dai comitati, dal Consolato di Edimburgo ha ricevuto una targa onorifica con la dedica ” Grazie per quanto ha fatto per la Communità Italiana in Scozia – con gratitudine”.

Presentazione dell’onoroficenza da Giancarlo Izzo, Console Generale per la Scozia e Irlanda del Nord.


Il conferimento dell’onoreficenza.


La festa per il compleanno di Giuseppina Ferrario

Figlie di Sant’Eusebio. Suore infermiere in Albiate


Dal 1953 ad oggi la congregazione delle Figlie di Sant’Eusebio ha svolto un prezioso e silenzioso servizio alla Comunità di Albiate.

Per Suor Domenica e Suor Antonella, che qui nella foto ricevono l’edizione 2018 del premio San Valerio, è tempo di lasciare la casa di Via Scalfi.

In chiusura dell’articolo riportiamo qualche segno della presenza in questi anni, mentre di seguito proponiamo l’intervista realizzata da Samuele a Suor Domenica Ganassin e Suor Antonella Colpa.

 

Come nasce la vostra Vocazione?

Suor Domenica: sono stata praticamente cresciuta a contatto con le Suore di Sant’Eusebio e piano piano la mia gioventù è stato un progressivo prendere coscienza di ciò che sentivo nel cuore sin da bambina: a 23 anni ho deciso di entrare in convento, decisione comunque difficile perché a quell’età non è facile cambiare la testa, soprattutto una testa dura come la mia! Ho svolto 3 anni di preparazione e subito dopo i primi voti sono andata a Roma a studiare per diventare Infermiera: il corso di Infermieristica a quell’epoca durava 2 anni e comprendeva un tirocinio con tanto servizio a domicilio. Dopo il corso di Infermieristica mi sono anche specializzata in Ginecologia/Maternità a Biella, quindi sono stata spedita per 5 anni in Africa, più precisamente in Kenya, dove ho iniziato a mettere in pratica gli insegnamenti che avevo appreso in quegli anni di studio. Per motivi di salute ho poi dovuto rientrare in Italia, ad Udine, dove sono stata per 32 anni, continuando la svolgere la mia Vocazione di Suora Infermiera e prendendo sempre parte a numerosi corsi di aggiornamento in ambito sanitario/infermieristico. Dopo 32 anni purtroppo la casa di Udine ha dovuto chiudere e quindi sono approdata ad Albiate (quando sono arrivata in Brianza addirittura odiavo le macchine targate Milano!). L’esperienza di Albiate è stata traumatica all’inizio perché c’era da mettersi in gioco in una realtà completamente nuova e in un contesto completamente nuovo, soprattutto perché non si trattava più di una gestione autonoma, come ad Udine, ma si trattava di una gestione comunale, che richiedeva quindi la necessità di interfacciarsi con il Comune. E mi ricordo che i primi tempi trascorrevo le giornate a girare in bicicletta (la mia adorata bicicletta!) per imparare le vie di Albiate, visto che i navigatori non c’erano e bisognava arrangiarsi! Ho trovato un grande appoggio in Suor Ersilia che mi ha aiutato ad inserirmi ad Albiate, poi devo ringraziare le mie consorelle Suor Maria Francesca, Suor Bernadetta e infine Suor Antonella, per tutti questi anni trascorsi insieme ad Albiate tra servizi a domicilio e ambulatorio qui nella nostra casa.

Suor Antonella: la mia vocazione nasce da una cosa apparentemente strana; a me da piccola piacevano molto gli anziani, stare con loro, ascoltarli e aiutarli, io mi perdevo lì, e mi ricordo che andavo sempre dalle suore di Sant’Eusebio a lavare i piedi agli anziani. Altre cose che mi attiravano delle Suore erano il loro vestito e l’anello al dito: sono quindi partita da cose che possiamo catalogare come “esteriori” e dal grande piacere nell’aiutare anziani, ammalati e bambini, per maturare una vera e propria vocazione. Dopo il Noviziato ho fatto 5 anni a Cinisello Balsamo in una scuola materna, poi mi sono trasferita a Roma e ho iniziato a prendere contatto con la Pediatria all’Ospedale Bambino Gesù. Da lì ho deciso di diventare una Suora Infermiera, quindi mi sono trasferita a Vercelli dove nell’arco di due anni ho completato gli studi per diventare a tutti gli effetti un’infermiera professionale. Da lì poi ho svolto il mio operato di Suora Infermiera a Biella con i bambini abbandonati, poi a Milano nell’assistenza domiciliare, a Vercelli per 8 anni presso l’ospedale Sant’Andrea nel ruolo di “Vigilatrice di infanzia” e poi, sempre a Vercelli, presso il Villaggio Concordia, zona degradata e abbandonata, nell’ ambito dell’assistenza domiciliare. Poi sono andata in missione in Perù, dove sono stata per 20 anni. Poi sono tornata a Vercelli in una casa di riposo e lì ho ricevuto la notizia che avrei dovuto trasferirmi ad Albiate per sopperire alla malattia di Suor Bernardetta. E qui ad Albiate, purtroppo dopo un breve periodo, ho dovuto accettare l’esperienza della chiusura della casa, momento doloroso ma allo stesso tempo di crescita, perché è in queste circostanze che si acquistano disponibilità e duttilità. Sia che si cambi casa, sia che si cambino, nella stessa casa, le persone intorno a te, è sempre un mettesi in gioco, ed è sempre una prova di forza nel mantenere l’adesione della comunità di cui si è parte.

Dopo la chiusura della casa di Albiate, dove andrete e quali saranno i vostri ruoli?

Suor Domenica: ho 84 anni, non pensavo di dover subire la chiusura di un’altra casa (dopo quella di Udine), è un’esperienza molto dolorosa ma al tempo stesso necessaria, anche se in cuor mio speravo di andare avanti ancora un po’: tornerò alla Casa Madre a Vercelli ma sinceramente non so che cosa farò, anche perché i problemi di salute non mi consentono di fare molto. Cercherò ancora una volta di ricominciare da capo e di rimettermi in gioco. Sicuramente, se riuscirò a ritrovare la serenità, avrò molto più tempo da dedicare al Signore e alla preghiera. Non ho voglia di mollare e di lasciarmi andare, voglio proseguire la mia strada.

Suor Antonella: anche per me, anche se sono ad Albiate da poco, è un momento difficile quello della chiusura di una casa, purtroppo ci si deve rendere conto che piano piano tutte le case delle Suore di Sant’Eusebio stanno chiudendo perché non ci sono più le persone in grado di portarle avanti e allo stesso tempo c’è carenza di Vocazioni, quindi di nuove sorelle che possano continuare l’attività. Anche io tornerò alla Casa Madre a Vercelli dove mi verrà assegnata la responsabilità di un reparto di anziani, un ritorno alle origini.

Cosa lasciate ad Albiate e cosa vi portate via da Albiate?

Suor Domenica: ad Albiate sono stata per quasi 13 anni, dal Settembre 2005, quindi qui lascio un pezzo di cuore: ogni persona che incontro e che saluto in questi giorni mi fa venir da piangere. Dopo il primo periodo di ambientamento, ho ricevuto molto e tutte le persone di Albiate mi hanno aiutato molto ad inserirmi. Per i primi 15 giorni non abbiamo fatto altro che girare in bicicletta per imparare tutte le strade di Albiate: e ho sempre girato per il paese in bicicletta fino a quando sono caduta l’ultima volta di fronte all’ingresso laterale della nostra Chiesa Parrocchiale, in via Mazzini. Da lì non mi sono più fidata a muovermi con la mia adorata bici. Nel complesso il periodo di Albiate è stato molto positivo, ho “sentito” molto vicina la gente di Albiate. Ad Albiate per quello che ho potuto vedere e toccare con mano si vive in spirito di carità, ci si aiuta molto, e io ho avuto modo di sperimentare questo aiuto soprattutto tra le persone anziane. Purtroppo con i giovani abbiamo avuto pochi rapporti, ma prima di andare via mi fa molto piacere aver capito che il gruppo giovanile che si era staccato dall’oratorio ha deciso, nell’ultimo anno, di rientrare a collaborare con il nostro oratorio. In definitiva io ad Albiate lascio un pezzo della mia vita quindi di me stessa e spero che la comunità di Albiate possa sempre ricordare con piacere l’operato delle Suore Infermiere di Sant’Eusebio.


Negli “archivi storici” il nostro “motore di ricerca” ha trovato:

  • una breve descrizione del carisma delle suore di Sant’Eusebio (tratto da G. SALA, Albiate dal dopoguerra all’inizio del nuovo millennio”, p. 329)
  • L’insediamento nella casa di Albiate: Un ricordo dell’ingresso della Congregazione nella residenza delle suore infermiere e una breve nota da Bollettino di San Fermo n. 3 del 1954 (da G. SALA, Albiate dal dopoguerra all’inizio del nuovo millennio”, p. 248)
  • Un’intervista di Emanuele Colombo a madre Francesca (Superiora delle suore ad Albiate dal 1982 al 1988) in merito all’attività pastorale di Don Giuseppe Sala verso i malati tratta dal numero unico: “Don Giuseppe Sala in occasione della sua Messa d’oro” – Albiate, 30 maggio 1993”
  • e questa foto dal Bollettino San Fermo, maggio 1981 con le suore Albiatesi; le Suore Infermiere, le Ancelle della Carità  e le suore dei Betharramiti in occasione dei venticinque anni di Madre Elisa Passerini in Albiate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avete qualche aneddoto sulle Suore infermiere? Non vorreste lasciar loro un saluto o un ringraziamento per la loro “missione” in Albiate?

 

Padre Angelo Vergani: missionario albiatese

padre Angelo Vergani

 

 

 

 

 

 

 

50 anni fa, nel mese di febbraio 1968, il giorno 23, moriva Padre Angelo Vergani.
Nel corso dei decenni successivi fu più volte ricordato ad Albiate…

Nell’agosto del 1988 (nel giorno di san Fermo!) veniva posta una lapide commemorativa presso la casa natale di padre Angelo in via San Valerio all’altezza del civico nr. 5.

Riportiamo qui un articolo di Remo Canzi su Padre Angelo tratto da Il Bollettino di San Fermo dell’aprile 1968

Il suo profilo biografico (scritto da un confratello, fino al giorno della sua morte) è stato pubblicato su Il Vincolo, Gennaio Marzo 1968 e liberamente ridotto su Il Cittadino della Domenica del 25 Febbraio 1978)

In un articolo de “I Quaderni” de Il Cittadino del 27 Agosto 1988 vi è un altro bel ricordo in occasione della posa della lapide in Via San Valerio.

 

Padre Angelo fu il primo missionario albiatese in una Cina allora (1931) davvero lontana. Sarebbe bello vedere che frutti hanno dato i semi che lui aveva piantato…